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sabato 9 gennaio 2010

La Costituzione:La sua ATTUAZIONE nell’ambito della RIFORMA TRIBUTARIA.

10-Gennaio-2010

Analisi condotta da:

Roberto Innocenti Torelli
Responsabile. Associazione Articolo 53- Salvatore Scoca - Meuccio Ruini

Ing. Claudio Mazzoccoli
Membro della Associazione Articolo 53 - Salvatore Scoca - Meuccio Ruini

Più osserviamo quello che accade nel convulso universo mediatico, più ci rendiamo conto che la Costituzione è purtroppo ancora poco conosciuta. Ahimè, anche e soprattutto da chi si traveste da esperto in giro, su giornali, su radio, televisioni. Conoscere la Costituzione è essere cresciuti nei principi sani che la informano, è averne consumato una copia dal numero di volte che la si è letta, con le annotazioni, i rimandi, i dettagli storici. E’ soprattutto, però, saperla mettere in pratica, interpretarla nei casi reali, trasmettendo nelle leggi quello che i Padri Costituenti hanno creato fra il 1946 ed il 1947. La Costituzione della Repubblica Italiana, promulgata il 27 Dicembre 1947 attraverso la firma del Capo Provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, è in vigore dal 1 Gennaio 1948.

  • Nasce dall' intenso lavoro condotto dalla Assemblea Costituente a partire dal 25-Giugno-1946, giorno della prima seduta
  • Si fonda su Principi fondamentali, contenuti negli articolo da 1 a 12 e su un restante corpus di articoli divisi in due parti (seguite da 18 articoli di Disposizioni transitorie e finali).
    La Prima Parte che copre gli artt. da 13 a 54, tratta dei Diritti e doveri dei cittadini
  • Si fonda su principi e valori che appartengono all'Italia tutta come paese democratico, repubblicano, antifascista.
  • I membri della Costituente, nel lavorare alla creazione di una nuova Costituzione, a differenza delle attuali forze politiche, non avevano in mente meri interessi di parte politica , ma invece i seguenti punti :
- i massacri e le rovine della Seconda Guerra Mondiale, con i suoi sei anni di scontri e di barbarie, le sue decine di milioni di morti, l'orrore dell'Olocausto, la Resistenza,

- la necessità della ricostruzione e della rinascita economica e morale, con l'aspirazione ad una nuova concordia nazionale e ad una nuova solidarietà sociale,

- la volontà di mettere al bando definitivamente la guerra, la dittatura e la violenza, superando con coraggio i dolorosi fatti pregressi e dando al contempo all'Italia un dettato costituzionale equilibrato ed in grado di precorrere i tempi, infondendo dei principi tuttora validi ed attuali.

La Carta Costituzionale, checché ne pensi l’illustre Ernesto Galli della Loggia[1], è la cartina di tornasole del livello di civiltà di una Nazione. Non è nostra intenzione istruire un “casus-belli” fra intellettuali, ma parlare invece degli aspetti che oggi rendono così urgente un discorso sulla Costituzione.

La nostra associazione Articolo 53 Salvatore Scoca - Meuccio Ruini da tempo cerca di diffondere conoscenza e coscienza costituzionale attraverso la parola dei Padri Costituenti, ragion per cui vediamo cosa dicevano i Padri Costituenti a proposito della Costituzione nella Scuola.


“…Gli Onorevoli MORO,FRANCESCHINI, FERRARESE E SARTOR hanno presentato il seguente ordine del giorno:‘L'assemblea Costituente esprime il voto che la nuova Carta Costituzionale trovi senza indugio adeguato posto nel quadro didattico della scuola di ogni ordine e grado, al fine di rendere consapevole la giovane generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacro retaggio del popolo italiano’Credo che questa sia la sede più opportuna per votare questo ordine del giorno.

( E' approvato all'unanimità - Vivi, generali applausi)…”. (Ordine del Giorno 11 Dicembre 1947, Presidente: Umberto Terracini”)

Riteniamo che questo sia sufficiente per fare capire a chiunque, intellettuali inclusi, quale tesoro i Padri Costituenti ci hanno lasciato. Il fatto è che, ancora una volta, dobbiamo ribadire che occorre andare a leggere con cura quello che hanno loro hanno detto, scritto e fatto, non solo leggere gli articoli della Costituzione e fermarsi agli aspetti giuridici.

Sono illuminanti i testi dei verbali delle sedute, in quanto fanno capire lo spirito di collaborazione che animava la Costituente e lo spessore morale, sinora purtroppo ineguagliato, dei membri dell’Assemblea..

Che però alcune parti della Costituzione non sono realizzate non è poi una amara scoperta dei nostri tempi. Già qualche anno dopo la promulgazione della Carta, il Sen Meuccio Ruini fu intervistato da “Candido” su questo argomento. La questione oggi è però molto, molto più grave : ad oltre 60 anni siamo ben lontani dalla attuazione della Costituzione!!.

Eppure c’è chi da tempo si spertica in affermazioni gravissime quali che essa “risente delle implicazioni sovietiche che fanno riferimento alla cultura e alla costituzione sovietica da parte dei padri che hanno scritto la Costituzione”[2] o che si tratta di “una legge ‘vecchia’, che va cambiata”[3]. Addirittura c’è chi arriva a ritenerla non più significativa persino nell’Articolo 1, laddove si sancisce il principio inalienabile del diritto al Lavoro.

“Mala tempora currunt” direbbero i nostri antenati. La cosa che ci sembra ben più triste è che a debordare in questo modo non sono compagni al bar davanti ad un bicchierino , non sono gli anarchici o i nostalgici, ma membri autorevoli del Governo, gli stessi che hanno peraltro giurato fedeltà alla Costituzione. Ci sarebbe da domandarsi, “ma se gli sta così stretta, che hanno giurato a fare ?”.

Abbiamo detto, e costantemente ripetuto, che la Costituzione non è applicata in alcune sue parti e questa è la più profonda ferita che sino ad oggi questa nazione ha inferto alla sua Carta Costituzionale.

Improvvisamente oggi tutti cominciano ad aprire gli occhi, da Destra a Sinistra, attraversando, almeno a parole, l’intero arco parlamentare. Dopo 60 anni ci si accorge che questa mancata attuazione sta provocando disastri ?

E’ il caso dell’Art. 53 da cui “dovrebbe” discendere il Sistema Tributario. Il condizionale è d’obbligo, dal momento che il povero Articolo 53, con i suoi due commi, riposa nella Prima parte della Costituzione non attuato ed al suo posto regna il principio iniquo dello Statuto Albertino, quello statuto che il dettato costituzionale voleva invece superare fornendo un impianto EQUO e SOLIDALE, due aggettivi oramai caduti in disuso nell’iper-liberistico mito del mercato che deve dominare su tutti e tutto, in un delirio populista nel quale è la Costituzione a doversi piegare alle necessità contingenti o personali, non il viceversa: sostanzialmente una abiura della Costituzione dello stato di fronte alla cosiddetta “Costituzione di fatto”.

A svegliare gli intellettuali ed i lettori attenti ci pensa Tito Boeri, insigne economista italiano, su Repubblica del 3 gennaio 2010[4], esordisce chiamando una volta per tutte le cose con il loro nome “……Proviamo a crederci: il 2010 sarà "l'anno delle riforme", come annunciato solennemente dal nostro Presidente del Consiglio. Ma quali? Uscendo dalla crisi più dura del Dopoguerra non si può che pensare prioritariamente all'economia. Sin qui le uniche misure economiche calendarizzate dall'esecutivo sono quelle rimaste fuori dalla Finanziaria, gli incentivi per i consumi e i bonus per la rottamazione di automobili, elettrodomestici e cucine. Per chiamarle riforme ci vuole, Ninetta mia, tanto, troppo coraggio. Prima della pausa natalizia, il ministro Tremonti ha tuttavia annunciato che "è arrivato il tempo di pensare alla riforma fiscale". Evviva. Vuol dire che non è più tempo di interventi estemporanei e fra di loro contraddittori sul nostro sistema tributario, è finita l'era in cui si cambiano solo i nomi delle imposte (dall'Irpef all'Ire, dall'Irpeg all'Ires) e in cui le tasse si moltiplicano, di legislatura in legislatura. Nell'attesa di conoscere il progetto del Ministro, vorrei proporre un criterio molto semplice cui ispirare la riforma: bisogna tassare di più i più ricchi e meno chi lavora a bassi salari. È un principio, quello della progressività del sistema fiscale, scolpito nella nostra Costituzione, ma sin qui largamente inapplicato. Non è gradito al Ministro (che nel Libro Bianco del 1994 sosteneva che "la progressività ha effetti negativi sull'offerta di lavoro e causa la propensione ad evadere"). Quindi bene spendere due parole sul perché è giusto farlo e poi interrogarsi sul come farlo. Negli ultimi trent'anni le disuguaglianze dei redditi in Italia sono aumentate soprattutto ai piani più alti. Si è parlato spesso (sovente a sproposito) di impoverimento, ma il fatto di gran lunga più marcato e rilevante accaduto alla distribuzione dei redditi in Italia è l'esplosione delle disuguaglianze fra la parte più ricca della popolazione. La quota di reddito detenuta dallo 0,1 per cento di persone più ricche è quasi raddoppiata dagli inizi degli anni '80 al 2004, l'ultimo anno per cui si hanno informazioni, grazie al paziente lavoro di ricostruzione di fonti sui redditi più elevati svolto da Elena Pisano, che ha appena conseguito un dottorato alla Sapienza………”

E’ quindi un dato di fatto che interventi estemporanei, toppe sulle toppe, non se ne possono più fare.

A dare invece una sonora sveglia al legislatore ci ha pensato la Cassazione che, con la sentenza 26635 del 18.12.2009 ha fornito, in sostanza, una sonora bocciatura agli Studi di Settore, indicando che il mancato rispetto degli studi di settore, cioè il meccanismo di determinazione dei redditi in base ai quali gli autonomi pagano le tasse, non è sufficiente a far scattare un automatico accertamento fiscale da parte dell’agenzia delle entrate. Gli studi di settore sono da considerare una “mera” elaborazione statistica, il cui frutto è una ipotesi probabilistica che può solo costituire una approssimazione semplice. La conseguenza immediata della sentenza è che gli accertamenti in corso sono nulli! (Naturalmente i lavoratori autonomi esulterebbero..) Ma la sentenza conferma che l’attuale sistema induttivo, oltre a non accertare i redditi effettivi, penalizza i lavoratori che non raggiungono il minimo e danno facoltà di evasione a chi lo raggiunge!

Il colpo finale lo ha dato poi il Presidente della Repubblica nel suo discorso di fine d’anno [5], da cui traiamo solo due passi. “..Parto dalla realtà delle famiglie che hanno avuto maggiori problemi: le coppie con più figli minori, le famiglie con anziani, le famiglie in cui solo una persona è occupata ed è un operaio. Le indagini condotte anche in Parlamento ci dicono che nel confronto internazionale, elevato è in Italia il livello della disuguaglianza e della povertà. Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti hanno continuato ad essere penalizzate da un'alta pressione fiscale e contributiva; più basso è il reddito delle famiglie in cui ci sono occupati in impieghi "atipici", comunque temporanei….”

E ancora. ”La riforma annunciata per il fisco, è poi assolutamente cruciale; in quel campo, è vero, non si può più procedere con "rattoppi", vanno presentate e dibattute un'analisi e una proposta d'insieme. E in quel dibattito si misurerà anche una rinnovata presa di coscienza del problema durissimo del debito dello Stato. ….”

Se quindi lo Stato si è messo, come pare di intuire, nei guai da solo, in quanto non è automaticamente titolato a compiere controlli sistematici che vadano a verificare l’ effettivo reddito, allora significa che il sistema nel suo complesso è arrivato al capolinea!!

Se da un lato un lavoratore dipendente ed un pensionato si vedono calcolare i redditi in modo certo e soprattutto non possono impedire il prelievo fiscale in busta paga, prelievo sempre più alto a fronte di un reddito sempre più in calo, mentre altre tipologie di lavoratori sono addirittura

tutelate da controlli e possono sostanzialmente denunziare in modo forfettario i loro redditi, ci troviamo di fronte ad una ghettizzazione che va a stridere non solo con l’Art. 53 , ma addirittura con l’Art. 2 e l’Art. 3. Siamo quindi di fronte ad un sistema tributario che sempre più sta dimostrando non solo di non aderire al dettato costituzionale, ma di essere diventato in gran parte anticostituzionale.

In più si espande a dismisura il reddito che il Fisco non vedrà mai, in quanto chi raggiunge la soglia minima fissata dallo studio di settore può continuare ad immagazzinare ulteriore reddito senza alcun obbligo di denunzia, dal momento che non esiste la controprova di questo reddito.

Nota Intanto quasi dimenticavamo di dire che quanti criticano le nostre posizioni, (ma anche i tanti che, solo a parole, dicono di essere d’accordo con noi…), ribattono alle nostre considerazioni dicendo che anche i lavoratori dipendenti praticano il rito della evasione, in quanto nascondono i redditi da lavoro “nero”, il mitico secondo lavoro.!!

Noi rispondiamo così a queste critiche :

1. E’ assurdo il solo pensare che funzionino i principi come “mal comune mezzo gaudio…”, “chiudiamo un occhio noi, uno voi..” , “chi la fa l’aspetti…”, etc… ovvero che i conti sono pareggiati e che la partita finisce sempre 1 a 1. Qui tutti hanno perso, e soprattutto ci stanno rimettendo lo Stato in cui viviamo ed il futuro delle nuove generazioni che stiamo mettendo tutti a repentaglio.

2. Per praticare un lavoro a nero, ci vuole un datore di lavoro che è in grado di pagare a nero, il che ci riporta immediatamente al punto di partenza, ovvero che la determinazione su base forfettaria dei redditi è una fonte inesauribile di evasione… per tutti!

Fino a quando il tessuto economico, ma ancor di più quello sociale dello Stato saranno in grado di reggere quando la evasione fiscale viaggia a cifre da record, quando intere aree del territorio vedono percentuali di evasione prossime all’ 80%, quando lo Stato è costretto a mercanteggiare persino sulle condizioni dello scudo fiscale, vedendosi costretto a porre condizioni vantaggiosissime per il “supposto” rientro dei capitali, accludendo un ricco menu di succosi bocconcini quali la cancellazione di veri e propri reati come la “deliberata distruzione di documenti contabili”, a fornire l’anonimato totale e permanente, e via discorrendo in un crescendo impressionante?

Non abbiamo qui tempo per estendere le considerazioni a questa infausta norma, infelice per tutti coloro che onestamente compiono il loro dovere nei confronti dell’erario e che vedono, come al solito, che la disonestà paga. Lo faremo ovviamente in un prossimo editoriale, certi di trovare attenti lettori.

Dopo aver scoperchiato la pentola, cosa di cui siamo grati agli editorialisti, dobbiamo però constatare che Tito Boeri stesso, come Economista, ma anche qualificati rappresentanti del mondo politico, fra i quali citiamo Stefano Fassina, responsabile economico del PD, propongono soluzioni che, francamente, non ci vedono favorevoli.

Ne’ il fatto che i giornali indichino la convergenza di altre forze politiche su questo tema ci conforta granchè.

- Boeri propone una soluzione[6] basata sul mantenimento delle aliquote IRPEF al 45%, ma aumentando la tassazione dei redditi non da lavoro “portandola almeno al livello della aliquota IRPEF più bassa, vale a dire il 23%” . Quindi, in sostanza, la introduzione della tassazione delle rendite finanziarie.

- La proposta di Fassina prevede[7] i seguenti punti:“…L’obiettivo principale deve restare il recupero delle risorse dall’evasione fiscale Poi certo va guardato alla ricchezza, allineando la tassazione sulle rendite a quella sul lavoro. Noi però proponiamo anche una semplificazione del sistema, abolendo gli studi di settore e applicando a parte delle categorie interessate un’imposta forfettaria che sostituisca IVA, IRPEF e IRAP”.

-La prima proposta prefigura una “tassa sul privilegio”, e può essere considerata solo come un ulteriore stratagemma per andare a racimolare maggiori somme da presentare all’Erario per la tassazione, ma non ci pare assolutamente che vada nel senso indicato dall’Art. 53. Ovviamente la ulteriore ipotesi è che gli Italiani, onestamente, conserveranno le proprie rendite, comprensive ovviamente di quelle che si confida stiano rientrando dai paradisi fiscali, sul territorio nazionale, pronti a metterle a disposizione della comunità…

-La seconda si presenta come una enunciazione di principio, più che una proposta sistematica, ma possiamo scorgere nella impostazione gli tessi problemi di incostituzionalità del sistema attuale, dal momento che vengono mantenuti i presupposti dell’attuale stato di disuguaglianza riferita ai redditi lordi fissi accertati nella loro effettiva consistenza. Oltre a non indicare il modo in cui si possa operare il recupero della evasione fiscale, vero e reale problema del paese, si porta ancora avanti il concetto di determinazione del reddito su base forfettaria, che abbiamo da sempre indicato come la principale sorgente di evasione.

- I capitali, che hanno generato e generano le rendite che si vorrebbe andare a tassare, dove sono andati a finire ?

- Perché non possono essere esposti in denunzia in modo analitico/deduttivo/sistematico in modo da determinare la capacità contributiva dei soggetti?

Queste sono le domande cui qualcuno dovrebbe rispondere.

Basti pensare che, fatto salvo il caso banale in cui i capitali derivino da attività criminali o da altri illeciti guadagni, essi sono necessariamente la contropartita di somme che altri cittadini hanno ceduto a fronte di spese, acquisti , di tutto quello che la gente compra per vivere.

In un semplicissimo meccanismo di partita doppia, alla riduzione della capacità contributiva di chi compra, spende e paga, se dimostrata in modo analitico/deduttivo/sistematico, DEVE CORRISPONDERE una equivalente crescita della capacità contributiva di chi quelle somme ha introitato.

Questi capitali, e sono questi la vera ricchezza per lo Stato, devono essere dichiarati, o devono poter essere calcolati sulla base della controparte della partita doppia, per giungere a determinare in modo analitico la capacità contributiva.

In caso contrario succede, ed è la realtà che tutti viviamo quotidianamente, che chi spende per vivere è costretto, a dover pagare le tasse anche sulla parte di ricchezza che non ha più, in quanto è stata ceduta ad altri. (Ad esempio, se uno di noi ha speso, nell’arco del 2009, una somma di 10.000 – 15.000 euro, (costo vivo più IVA..), in alimentari, bollette, libri, riviste, carburante o biglietti dei mezzi pubblici per recarsi al lavoro, su tutte queste somme sarà chiamato a pagare anche le tasse esattamente come se fosse ancora in possesso delle somme, dal momento che non è previsto da nessuna parte che si possano defalcare tali somme dal reddito.

Al contempo, a causa del regime forfettario, anche ignorando in questo momento i mille rivoli in cui la evasione prende corpo, non è detto che coloro che hanno venduto quella merce saranno chiamati a loro volta a pagare tasse sul ricavato. Basta infatti che le somme vadano oltre i limiti minimi chiesti dagli studi (la vecchia Minimum Tax..) ed il gioco è fatto. Bel gioco, non c’è che dire…..

Il risultato netto ? Eccolo .

1. Chi ha speso, pur non essendo più materialmente in possesso delle somme, dovrà pagarci sopra le tasse, in quanto per lo Stato è e resta comunque un “possidente".

2. Sulle spese il cittadino avrà per giunta versato l’IVA, la tassa sui consumi, imposta che, ricordiamo, ha un peso inversamente proporzionale al reddito, colpendo in modo percentualmente tanto più sensibile quanto più basso è quest’ultimo.

3. Chi ha incamerato le somme non è detto che verserà imposte (si veda in proposito l’immagine della forbice dei redditi sottoposti a tassazione nella immagine precedente) .

4. Lo Stato può ritenersi soddisfatto, anche se non giusto, in quanto ha raggranellato in qualche modo tasse dirette ed indirette…..Salvo che questa sono state versate da chi non avrebbe dovuto farlo e comunque in maniera esosa da parte di un solo soggetto, peraltro impossibilitato a recuperare l’IVA, che rimane pertanto la voce più importante nelle entrate dello Stato.

Anche il lettore meno attento a questo punto avrà capito che “..c’è del marcio in Danimarca..” in termini tecnici possiamo dire che siamo, per quanto concerne il sistema tributario, tornati sostanzialmente agli articoli dello Statuto Albertino.

Per capire quanto assurdo possa essere un sistema siffatto, come qualunque sistema che non poggi le sue basi saldamente e realmente sui due commi dell’Art. 53, attualizziamo il ragionamento nella situazione di crisi sociale ed economica in cui il paese si dibatte, tralasciando per un attimo il fatto che il problema della iniquità del sistema tributario non deriva ovviamente dalla crisi ma dalle scelte scellerate di una classe politica che, per meri interessi di parte, ha lasciato, a partire dal 1973, non attuato nel tempo il dettato costituzionale .

Coloro che stanno vivendo con il modesto contributo della cassa integrazione, che vivono di precariato o che sono privi di stipendio, in quanto le aziende semplicemente hanno smesso di pagare gli stipendi, si vedranno a breve recapitare le cartelle esattoriali in quanto il fisco, ritenendoli possidenti di reddito, chiederà loro di versare le imposte. Le imposte su cosa ? Sul latte comprato ai bambini? Sul maglione in più per difendersi dal gelo per il fatto che il riscaldamento deve essere lasciato spento ?

La crisi sta facendo esplodere in tutta la sua gravità la sperequazione nei redditi cui si è giunti con un sistema tributario che ha tradito la costituzione, relegando in uno stato di sempre maggiore povertà un numero sempre maggiore di persone. Con buona pace dell’articolo 2 e dell’articolo 3 della Costituzione.

E allora, perché si continua ad girare intorno al punto fondamentale senza mai affrontarlo ?

Occorre attuare finalmente il sistema di accertamento dei redditi analitico/deduttivo /sistematico, l’unico che permette di accertare il reddito effettivo, applicando poi delle aliquote progressive per il calcolo dei tributi, così da dare realmente progressività al sistema tributario nel suo complesso così come volevano i nostri Padri Costituenti.

La questione è posta da tempo dalla nostra Associazione in modo chiaro e con proposte efficaci e dirette, anche di immediata realizzazione, come la proposta di legge da noi elaborata e proposta dimostra[8]. Essa ha il pregio di non lasciare nulla al “caso”, né alla “discrezionalità”, non chiede altro al politico se non attuare un articolo della Costituzione, l’art.53.

In uno scenario in cui tutti si affannano a inventare ragioni per cambiare la Costituzione, noi riteniamo che semplicemente occorre renderla efficace, ovvero tradurre nel sistema legislativo il dettato costituzionale.

Anche qui però lasciamo che a parlare sia uno dei “padri” dell’Art.53, l’On. SCOCA

Le sue sono parole chiarissime in proposito e richiamano i principi di un sistema etico, equo e solidale trasmesso anche dagli Artt. 2 e 3.

”... Non si può negare che il cittadino, prima di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua ricchezza allo Stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, deve soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere...” (Sed. Ass. Cost. 23/05/1947).

Ripensando a queste parole, non possiamo che auspicare che il 2010 sia finalmente l’anno della Riforma in senso Costituzionale del Sistema Tributario, così come delineato dai due commi dell’Art. 53 e dalla Legge Delega per la riforma tributaria n.825/71 che ribadisce i principi espressi dall’Art. 53 e delinea le modalità di attuazione.

Come Associazione Articolo 53 verificheremo con attenzione se, nel corso di quest’anno, alle parole di questi giorni seguiranno fatti reali e sostanziali, se qualcuno avrà la capacità ed il coraggio di proporre la riforma in senso Costituzionale del Sistema Tributario come strada da intraprendere per risanare finalmente le disastrate finanze del nostro Paese.

In questi anni la politica non ha dato alcuna risposta alle sollecitazioni della società civile su questo tema, e quando le ha date sono purtroppo state insufficienti o addirittura rivelavano un senso di “fastidio”.

Se quindi da un lato siamo ovviamente moderatamente soddisfatti per il fatto che una discussione si stia aprendo (dopo circa 60 anni…), dall’altro abbiamo anche fondati motivi per essere diffidenti nei confronti della classe politica perché:

- Il modo di fare politica è sostanzialmente basato sugli interessi e le necessità di partito quando non di coalizione: le aspettative del Paese vengono sistematicamente ignorate, tanto che qualcuno ha coniato la espressione che “la politica è sostanzialmente ingiusta” per comunicare che, stante il livello di complessità e di atomizzazione delle attività politiche, è impensabile che le istanze procedano dalla società al Parlamento in modo lineare come il comune cittadino potrebbe pensare, e che anzi il cittadino dovrebbe semplicemente smettere di pensare che le cose possano andare diversamente da come vanno.

Noi rifiutiamo, anzi le riteniamo irricevibili, queste considerazioni e non possiamo non rispondere che il politico che si allinea a questo modo di pensare ha già tradito il suo mandato elettorale, qualunque sia il colore della forza politica cui appartiene.

- Le forti pressioni lobbistiche riescono a snaturare anche la migliore delle impalcature legislative se non nasce e va a a fare da contrappeso, una forte spinta popolare legata all’etica universale, ai valori di onestà e sussidiarietà tipici di un paese moderno ed altamente civilizzato quale quello cui è destinata la nostra Costituzione (alla faccia di chi sostiene che è vecchia, sovietica, e tutte le idiozie al contorno che da troppo tempo siamo costretti ad ascoltare)

- Non possiamo non citare il fatto che l’attuale agenda politica vede punti che con il reale interesse del paese ben poco hanno a che vedere.

Il tam-tam dei media trasmette però notizie poco allegre: il ministro Tremonti che, come abbiamo letto precedentemente dalle fonti citate, non apprezza il valore della progressività,

potrebbe optare per proporre una riforma con il solito aumento dell’IVA sui beni di consumo, il fiore all’ occhiello dello Statuto Albertino in vigore prima della promulgazione della Costituzione.

Sappiamo infatti che i tributi indiretti operano in modo addirittura REGRESSIVO.

Al danno si aggiungerebbe quindi l’ennesima beffa, specialmente per quelli che Don Milani definiva i “poveri”, ovvero quelli che spendono tutto il loro reddito per sopravvivere e che già ora sostengono gran parte del costo di beni e servizi anche per coloro che sono “ricchi”, quelli che invece possono mantenere della ricchezza anche dopo aver provveduto alla sopravvivenza.

Lasciamo però che, su questo punto a Tremonti sia proprio l’On Scoca a rispondere. Confidiamo che nessuno meglio di uno dei Padri della Costituzione possa affrontare il tema della “progressività a rovescio” operata dai tributi che, come l’IVA, gravano sui consumi


“….il nostro sistema tributario è informato al criterio della proporzionalità, se poi consideriamo che più dei tributi diretti rendono i tributi indiretti e questi attuano una progressione a rovescio, in quanto, essendo stabiliti prevalentemente sui consumi gravano maggiormente sulle classi meno abbienti, si vede come in effetti la distribuzione del carico tributario avvenga non già in senso progressivo e neppure proporzionale, ma in senso regressivo che per una Costituzione come la nostra che vuole essere di equità sociale, fiscale e di solidarietà rappresenta una grave ingiustizia a danno delle classi più povere, questa ingiustizia deve essere eliminata in sede di accertamento del reddito globale personale, ciò significa che l’onere tributario complessivo gravante su ciascuno risulti informato al criterio della progressività”. “se esaminiamo la nostra legislatura, accanto alle normali leggi di imposta ci sono eccezioni, troppe differenze di trattamento tra classi di cittadini ed altri classi, tra varie categorie di contribuenti, lesive del principio di uguaglianza e di solidarietà sociali presenti in questa prima parte di Costituzione. Queste gravi mende della nostra legislazione vanno eliminate con una radicale riforma tributaria”.




[1]Corriere della Sera

http://archiviostorico.corriere.it/2009/novembre/08/Scuola_Cosi_democrazia_diventa_catechismo_co_9_091108058.shtml

MicroMega - http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-costituzione-una-carta-politica/

[2] http://www.repubblica.it/online/politica/berluparla/torino/torino.html

[3] http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=135035

[4]http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/economia/crisi-45/tassa-privilegio/tassa-privilegio.html?ref=search

[5] http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/napolitano-discorso-2009/napolitano-discorso-testo/napolitano-discorso-testo.html

[6] http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/economia/crisi-45/tassa-privilegio/tassa-privilegio.html?ref=search

[7] La Repubblica, 4 Gennaio 2010 , pag 11

[8] Cfr. PROPOSTA DI MODIFICA DELL' ATTUALE LEGGE 917/86 E SEGUENTI

mercoledì 2 dicembre 2009

Festa della Costituzione- Lettera di Introduzione

Roberto Innocenti Torelli Responsabile. Associazione Articolo 53- Salvatore Scoca - Meuccio Ruini

Ing. Claudio Mazzoccoli Italia dei Valori Sesto Fiorentino ,
membro della Associazione Articolo 53 - Salvatore Scoca - Meuccio Ruini

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Benvenuti

Innnzitutto voglio ringraziare voi per avere accolto il nostro invito e siete venuti, rinunciando a qualche altro importante impegno, per essere con noi qui a festeggiare una persona importante, arzilla ed in salute nonostante i suoi 60 e passa anni.: La nostra Costituzione

Voglio poi cogliere l’occasione per ringraziare il Circolo Andreoni per la calorosa accoglienza che ci riserva questo pomeriggio.

Venendo al tema che sarà trattato da me e dagli amici che con me vedete : Su molte fonti, anche autorevoli, abbiamo avuto modo di leggere contributi inerenti il Sistema Tributario italiano ed il tema della Evasione Fiscale. Ci rendiamo conto che il materiale necessita di una integrazione e di una collocazione strutturale in ambito storico e costituzionale.

Partendo da questa premessa, riteniamo di fare cosa utile condividere con Voi quanto da tempo andiamo affermando sulla base degli studi e delle analisi condotte sull’argomento. Come membri di Italia dei Valori Sesto Fiorentino e responsabili della Associazione Articolo 53- Salvatore Scoca - Meuccio Ruini, abbiamo posto infatti questo obiettivo in cima alla agenda dei nostri lavori.

Anche a fronte degli ultimi accadimenti (promulgazione dello Scudo Fiscale, promulgazione del Lodo Alfano e relativa sentenza della Corte Costituzionale) siamo del parere che la opinione pubblica cominci a rendersi conto dei problemi derivanti dalla inosservanza dei dettami costituzionali e dello scempio operato da molte delle leggi che vari governi, ma quelli guidati dal Cav. Silvio Berlusconi in particolare, stanno varando in termini di equità fiscale. Le condizioni applicate al rientro di capitali dall’estero, sicuramente espatriati in barba alle leggi ed all’interesse del paese e dei concittadini, il tentativo di cambiare la Costituzione con leggi ordinarie, sono tutti atti che derivano da una diffusa ignoranza del fatto che, così come gli Appennini costituiscono il sostegno geografico della Penisola, così la Costituzione è e resta il sostegno morale della Nazione.

Chi ha avuto occasione di leggere il libro “FISCO: LA COSTITUZIONA TRADITA”, ha ben presente che la questione del sistema fiscale è abbastanza complessa ed ha le sue radici nella storia politica, sociale ed economica del nostro paese e non si può sdoganare banalmente nell’arco si una discussione in aula su questo o quell’articolo di legge. E’ un tema pervasivo e trasversale che intercetta molti argomenti. Non per nulla il sistema dei tributi è al centro di ogni sistema-paese, in quanto è il sostengo alle attività. Si tratta della famosa “coperta” larga o stretta cui ci riferiamo quando parliamo di come e dove destinare i soldi.

Come membri della Associazione Articolo 53- Salvatore Scoca - Meuccio Ruini, siamo coscienti del fatto che l’Articolo 53 della Costituzione, così come è formulato, non solo è ben lungi dall’essere realizzato ma, come la storia ed il trascorso legislativo confermano, il sistema fiscale italiano si è nel tempo conformato ai principi dello Statuto Albertino vigente prima che la Costituzione facesse il suo ingresso con il valore legato ai suoi Articoli 2, 3, 23 e 53. La Costituzione, nel suo impianto di estremo equilibrio, ha dedicato ben 4 articoli fra loro connessi al tema.

Riconoscere che non già singoli aspetti del sistema fiscale attuale, ma l’INTERO IMPIANTO attualmente usato rappresentino un palese esempio di disobbedienza, da parte della classe politica e del sistema-paese, al dettato costituzionale, francamente riteniamo debba essere il punto di partenza di ogni ragionamento.

Gli squilibri introdotti all’impianto costituzionale stanno avendo, purtroppo, gli effetti micidiali che tutti possiamo osservare in termini di disuguaglianza nella imposizione, di “disobbedienza civile” che diventa poi evasione fiscale diffusa, elusione, lavoro nero, falso in bilancio, fatturazioni compiacenti, mancato versamento di IVA, traffico ed esportazione di capitali all’estero. Per non parlare degli affari e del sostegno che mafia e criminalità organizzata stanno traendo dai mille e più rivoli che il sistema attuale consente. Leggi e leggine, eccezioni sulle eccezioni, lavori di lobby potenti che nel tempo sono andate completamente a stravolgere l’iniziale disegno dei Padri Costituenti.

Su questo riteniamo possano e debbano appuntarsi i ragionamenti di quanti hanno a cuore l’Italia e la sua Costituzione. Da questo riteniamo debba finalmente prendere piede un discorso da farsi nella opinione pubblica così come nelle aule parlamentari. A livello di opinione pubblica come Associazione ci siamo attrezzati nel miglior modo possibile in base ai limitati mezzi a nostra disposizione.

Prendiamo spunto da alcuni appunti della “Lectio Magistralis” che come Associazione proponiamo nelle sessioni nelle quali siamo chiamati a parlare. Non possiamo, nell’arco di un paio di cartelle, dire tutto, ma ci aspettiamo che un dialogo si apra e che Italia dei Valori indirizzi nel modo giusto l’analisi. Siamo disposti ad entrare nel merito, e ovviamente ad essere parte dei lavori e dei necessari approfondimenti.


Cosa ci trasmettono le parole dei nostri Padri Costituenti attraverso l’Art 53 e gli articoli che ad esso portano (Artt. 2, 3 e 23) ?





Ci dicono che l’insieme dei singoli tributi deve informarsi a criteri di progressività. Ci dicono anche che i tributi devono essere calcolati in ragione della effettiva capacità contributiva. Ma le parola usate dall’On. SCOCA (Sed. Ass. Cost. del 23/05/47) sono chiarissime in proposito e richiamano lo scenario etico trasmesso dagli Artt. 2 e 3.
Rileggiamole attentamente “[..] Non si può negare che il cittadino, prima di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua ricchezza allo Stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, deve soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere.”

E’ evidente che non possiamo acquistare beni, consumi e servizi e chiedere che l’IVA (tributo indiretto) applicata sia progressiva in base alla nostra capacità contributiva. Da questo discende un principio importante: l’IVA colpisce maggiormente i redditi bassi. Basta guardare il grafico riportato per vedere come, purtroppo, l’aumento dei prezzi “morde” proprio in questa area che, guarda caso, è oggi sempre più affollata.

Il rispetto del dettame costituzionale chiede quindi di portare in deduzione dal reddito lordo, comunque conseguito, ivi comprese le rendite finanziarie, tutti gli oneri e spese sostenute, IN MODO ANALITICO, ed all’importo ottenuto, che è poi la CAPACITA’ CONTRIBUTIVA, applicare la progressività costituzionale secondo gli scaglioni di reddito e le aliquote previste sulla base della legge delega 825/71.

Questo meccanismo, a differenza i quello attualmente in vigore, garantisce la salvaguardia della dignità e del ruolo del cittadino come contribuente e non riveste assolutamente aspetti di confisca fiscale della ricchezza.

Oggi così non è. Il sistema attuale, arretrato rispetto a quello costituzionale ed improntato più ai principi del preesistente Statuto Albertino, prende copiosamente da chi, come il lavoratore dipendente ed il pensionato, non ha alcuna difesa nei confronti dei meccanismi di prelievo. Dall’altra parte invece ha costantemente tutelato i redditi da lavoro autonomo, consentendo una forbice fra reddito effettivo e dichiarato sempre crescente.

Si può notare dal grafico a fianco come grazie ai mille cavilli delle leggi di oggi un numero crescente di persone possono

nascondere al fisco redditi e rendite.

Non è una novità per nessuno, ad esempio, lo scandalo degli imprenditori che alla fine dell’anno denunciano meno dei loro dipendenti. Questo paradosso, come tanti altri, descritti abbondantemente nei nostri contributi editoriali, sono anche in parte frutto di una mentalità tutta italiana e di un “familismo amorale” [1]che non fa che ingigantire il dissesto prodotto dalle leggi che, succedendosi dal 1947, hanno deturpato sempre più il dettato costituzionale sino a renderlo una coppia di frasi dimenticate dai più.

Se la Costituzione deve essere realmente riportata al centro della agenda politica, se una operazione coraggiosa va compiuta, questa è sicuramente la restituzione del disegno del sistema fiscale al dettato costituzionale.

La buona notizia è che, con il metodo Costituzionale, ogni passaggio di denaro, in qualunque forma, sarà registrato come voci sovrapponibili di una partita doppia. In questo modo la capacità contributiva di un professionista e di un imprenditore saranno verificabili senza il ricorso a metodi induttivi o, peggio, basati su una statistica approssimata per difetto per opera di lobby contrapposte. Il metodo Costituzionale permetterà di evitare la evasione fiscale, non occorrerà abolire le ritenute alla fonte dei redditi fissi, né le ritenute di acconto e le altre ritenute per le partite IVA. Non solo avremo rispettato il principio di uguaglianza di tutti i cittadini, ma avremo fatto un passo decisivo nell’abbattimento degli ostacoli di tipo economico ce frenano la crescita di tanti cittadini o di tanti giovani, ostacolati dalla mancanza di quel minimo per vivere, studiare, affermarsi (Artt. 2, 3, 23 ), lo Stato, diversamente da quanto i detrattori affermano (come all’epoca l’On. CORBINO avverso alle tesi dell’On. SCOCA, Sed. Ass. Cost. del 23/05/47), incasserà quanto previsto grazie alla regolazione delle aliquote impositive che, andando ad agire su una CAPACITA’ CONTRIBUTIVA calcolata ANALITICAMENTE, garantirà un prelievo comunque EQUO e SOLIDALE.


Firenze, 28-novembre-2009

Roberto Innocenti Torelli Responsabile. Associazione Articolo 53- Salvatore Scoca - Meuccio Ruini

Ing. Claudio Mazzoccoli Italia dei Valori Sesto Fiorentino ,
membro della Associazione Articolo 53 - Salvatore Scoca - Meuccio Ruini

Associazione Articolo 53-(Salvatore Scoca - Meuccio Ruini) http://articolo53.blogspot.com/

Italia dei Valori.- Sesto Fiorentino http://www.sestofiorentino.italiadeivalori.it


[1] Andrea Leccese : Le Basi Morali della Evasione Fiscale –Armando Editore

martedì 24 novembre 2009

Sabato 28 novembre alle ore 16 a Firenze "Festa della Costituzione"

SABATO 28 NOVEMBRE
PRESSO IL CIRCOLO ARCI R.ANDREONI
Via A. D’Orso, 8 Firenze
ALLE ORE 16,00
"FESTA DELLA COSTITUZIONE"

FONDAZIONE DON LORENZO MILANI
MICHELE GESUALDI
ASSOCIAZIONE ARTICOLO 53
TORELLI ROBERTO
PRESENTANO

TORNIAMO ALLA COSTITUZIONE
(PREMIO PAOLO BORSELLINO 2009)

Alla presenza dell’autore
ANDREA LECCESE

Lettura di alcuni brani dei nostri
Padri Costituenti sull’articolo 53

alla fine APERITIVO

In collaborazione con
Sezione soci UnicoopFirenze sud-est

per maggiori informazioni: 055602636

giovedì 4 giugno 2009

L’ITALIA DEL FISCO, DOVE I RICCHI SONO I PENSIONATI

Lo sciopero fiscale è stata la minaccia preferita dall’opposizione di destra contro i governi Prodi.
Se oggi esistesse un’opposizione vera, per prima cosa dovrebbe agitare la minaccia opposta.
Ovvero, una lotta senza quartiere agli scioperanti del fisco, che sono milioni e nella stragrande maggioranza votano a destra!
La pubblicazione annuale dei redditi fornisce un quadro di crescente illegalità di massa. L’ultima , relativa ai redditi 2006, dipinge l’Italia come una nazione di morti di fame!
Un italiano su tre non raggiunge la soglia tassabile dei 10mila euro di reddito annuo, uno su due non arriva ai 15mila euro!
Per fortuna esistono i pensionati, che se la spassano alla grande con 16.100 euro di reddito medio, nonché gli operai, gli insegnanti, gli impiegati statali e altre nicchie di benessere che sfondano il muro dei 21mila euro.
Esiste poi una piccola manciata di nababbi che denuncia 150mila euro lordi l’anno!
Grazie a queste poche categorie lo Stato riesce a sopravvivere.
Il 78% degli introiti fiscali, con i quali si fanno funzionare scuole, ospedali e si finanziano le opere pubbliche proviene dai lavoratori dipendenti. Com’è giusto, perche mentre operai e pensionati navigano nell’oro, ci sono milioni di professionisti, imprenditori e lavoratori autonomi che stanno tirando la cinghia nelle file delle mense della Caritas!
Albergatori che racimolano in media 6/7mila euro al mese, meccanici e idraulici ridotti a vivere con meno di 400 euro al mese. Se la cavano i poveri tassisti, che superano a malapena i 1.000 euro al mese, i gioiellieri che sfiorano i 2.000. Immobiliaristi e petrolieri, con 4.000 euro lordi al mese, possono invece aspirare a un tenore di vita modesto.
Come si vede, in Italia sono soprattutto i ricchi a piangere!
Questa situazione è figlia dell’attuale sistema di accertamento della capacità contributiva il quale assegna:
a chi svolge una attività indipendente, redditi forfettari, al di sotto di quelli veri,
( dal 40% al 70% di quello che si presume vero).
a chi esercita una attività da lavoro dipendente o pensionato accerta il reddito dalla busta paga o dal libretto di pensione e quindi al 100%.
Questo sistema produce: 130miliardi di euro di evasione fiscale e 35 miliardi di contributi previdenziali, la violazione dell’articolo 3 della Costituzione, sul principio di eguaglianza, e dell’articolo 53, sul principio di capacità contributiva e di progressività del sistema tributario nel suo complesso!
Per invertire questa situazione occorre, per accertare la capacità contributiva e dare progressività al sistema tributario nel suo complesso, applicare il sistema Costituzionale analitico/deduttivo/sistematico, ( somma di tutti i redditi, comunque conseguiti, deduzione , dal loro importo, di tutte le spese comunque fatte e sull’importo della loro differenza applicare la progressività Costituzionale con aliquote fiscali e scaglioni di reddito il più ravvicinati possibile in modo che rappresenti la spina dorsale del nostro sistema tributario).

giovedì 19 marzo 2009

IN QUALE STATO DI SALUTE SI TROVA LA COSTITUZIONE A 60 ANNI DALLA SUA PROMULGAZIONE?

Di : Innocenti Torelli Roberto,
Ha collaborato: Claudio Mazzoccoli


La risposta alla domanda del titolo si concentra nelle argomentazioni che seguono. Gli articoli della Costituzione citati nel contributo sono riportati in fondo.

La nascita della nostra Costituzione è avvenuta nelle 3 sottocommissioni, a volte anche in sottogruppi delle sottocommissioni, nelle commissioni dei diciotto, degli undici e dei 75 e nell’assemblea plenaria dell’assemblea Costituente.

Essa è frutto di un compromesso di altissimo profilo politico, morale e sociale e fu approvata dalla quasi totalità dei gruppi politici presenti in Assemblea Costituente, dai liberali fino ai comunisti e non approvata solo dai monarchici e dai fascisti dell’uomo qualunque!

I nostri Padri Costituenti vollero dare alla Costituzione ed ai diritti/doveri presenti nella sua prima parte, il carattere di norma programmatica:

la preminenza della legge Costituzionale sulla legge ordinaria impone al legislatore di seguire, nella legge ordinaria, le direttive tracciate dalla Costituzione, e quindi i Costituenti hanno voluto, essi, segnare la strada per la legislazione degli anni avvenire, proiettando così verso il futuro la loro aspirazione a riforme sociali.

L’articolo 2 rappresenta una evidente proclamazione di quelle aspirazioni, in quanto riconosce e garantisce i diritti inviolabili della persona umana. Di conseguenza, l’arbitrio del legislatore resta circoscritto. Non spetta a lui stabilire quali diritti debbano ritenersi essenziali e quali no, quali si possono riconoscere e quali negare. L’articolo 2, dopo avere proclamato i diritti inviolabili, richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.

Vi è quindi uno stretto collegamento tra i diritti e i doveri, di cui è ovvio l’alto significato morale, specie con riferimento a ben note tendenze, in cui, accanto alla rivendicazione di sempre maggiori diritti, si assumono posizioni di costante contestazione di fronte ad ogni richiesta di maggiori obblighi.

Il pieno sviluppo della persona umana si realizza con il riconoscimento e l’attuazione effettiva di tali diritti : libertà dal bisogno e quindi della necessità del diritto/dovere al lavoro e di una retribuzione tale da rendere autonoma e libera, per una vita dignitosa, la persona umana.

Diritto effettivo all’istruzione e darne di più a chi ne ha più bisogno, per eliminare in radice quelle disuguaglianze sostanziali che, anche oggi, esistono fra le persone e che ne limitano di fatto l’autonomia e la libertà.
Il grande Norberto Bobbio ha scritto; “libero non è colui che ha un diritto astratto senza il potere di esercitarlo, bensì colui che oltre al diritto ha anche il potere di esercizio”. Diritto all’assistenza ed alla previdenza, diritto al riposo, diritto alla sicurezza. I nostri Padri Costituenti hanno riconosciuto l’anteriorità della persona umana rispetto allo Stato e lo Stato deve intervenire laddove l’individuo non riesce a garantire i diritti effettivi!
Quindi la Repubblica ha il compito di promuovere le condizioni per rendere effettivi questi diritti e tutti gli altri presenti nella prima parte della Costituzione.

L’articolo 2 della Costituzione garantisce i diritti inviolabili dell’uomo e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale, e per questi rimanda all’articolo 23 per le prestazioni patrimoniali. Per queste, a sua volta, l’articolo 23 cita all’articolo 53.

L’articolo 53 infine, per dare applicazione alle volontà dei nostri Padri Costituenti, cita la legge delega di riforma tributaria 825 del 1971, a firma di Luigi Preti e Ferrari Aggradi, istitutiva dell’IRPEF e dell’IVA che nei suoi criteri direttivi ordinava ai governi di emanare le leggi normative con le quali introdurre il sistema analitico per accertare la “capacità contributiva effettiva, dando così la progressività al sistema tributario nel suo complesso”.

Questi criteri direttivi della legge delega 825 sono rimasti vanificati dalla legge 600 di Bruno Visentini del 1973 e dalle leggi normative che sono seguite, ossia dalla legge 917/86 testo unico imposte dei redditi e seguenti.

L’articolo 2 poi si collega all’articolo 3 della Costituzione: “E’compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando, di fatto, la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese”.

I nostri Padri Costituenti hanno voluto dare, con i primi articoli della Costituzione, delle direttive, indicate al legislatore, un solco in cui egli doveva camminare e come affermazione della finalità cui la democrazia doveva sfociare e cioè verso l’uguaglianza sociale.
I primi articoli, infatti, specificano come questi diritti inviolabili della persona umana devono essere effettivi. Il Giurista ed il Legislatore pertanto non possono interpretare o derogare le chiare direttive Costituzionali. La non applicazione dell’articolo 53 vanifica i diritti effettivi citati negli articoli 2 e 3 e seguenti; le vicende politiche giornaliere, le crescenti e plateali disuguaglianze economiche e sociali dei cittadini ne sono la clamorosa testimonianza.
La conoscenza degli atti dei nostri Padri Costituenti, l’esperienza effettiva della vita economica quotidiana porta ad affermare che le attuali normative tributarie riferite agli artt. articoli 3 e 53 sono anticostituzionali.
Infatti, i legislatori, rinunciando all’accertamento delle capacità contributive nella loro effettiva consistenza (On. Scoca, Ass. Costituente) hanno rinunciato anche a dare progressività al sistema tributario nel suo complesso (On. Ruini, Ass. Costituente) e quindi reso vani i diritti contenuti nella prima parte della Costituzione!
I governi ci dicono di non poter garantire i diritti Costituzionali a causa di scarse risorse finanziarie e che ciò è dovuto a contribuenti che non fanno il loro dovere evadendo i tributi dovuti in modo massiccio. Ma questa situazione è sancita e permessa dall’attuale legislazione che violando gli articoli 3 e 53 non osserva il dettato Costituzionale.
L’attuale legislazione fa pagare le tasse ad alcune categorie su una “parte forfetaria e non nell’effettiva misura dei loro redditi” mentre altre categorie pagano le tasse sui “loro redditi nell’ effettiva misura” e non sono certamente le deduzioni o le detrazione forfetarie ad eliminare la disuguaglianza fra i contribuenti come le tabelle annuali dei vari redditi dimostrano così chiaramente.
Quando alcuni personaggi politici fanno appelli a non mettere in contrapposizione fra di esse le categorie di contribuenti, prima dovr ebbero verificare se anche essi non abbiano votato le leggi che in perfetta continuità con lo statuto albertino mettono in contrapposizione queste categorie; dalla legge 600/73 a tutte quelle seguenti fino alla 917/86 e ancora a quelle seguenti.

Sono proprio i redditi forfetari insieme a deduzioni o detrazioni forfetarie senza alcuna documentazione fiscale a determinare la colossale evasione fiscale lamentata dai governi.

Giacomo Vaciago, ad un convegno del settembre 2007, affermava: “… tutti i teoremi che abbiamo dimostrato sui pregi di una economia di mercato, assumono che la gente paghi le tasse. Il problema politico è come si passa ad un nuovo equilibrio partendo dall’attuale scadente equilibrio, quello nel quale c’è una nobile gara ad evadere. In venti anni, non sono mai riuscito ad avere tutte le fatture ogni volta in cui ho avuto lavoratori autonomi in casa; una fatica! Quasi mai è totale la quantità di fatture che riesco a portare a casa anche quando posso dedurre il 36%”.

Il Ministro Visco, sempre al convegno di settembre 2007, ha fatto questa constatazione:
L’evasione fiscale dell’IVA coinvolge tutti i consumatori, l’evasione fiscale IRPEF i lavoratori indipendenti e dipendenti (questa ultima resa possibile dalle casseforti “NERE” dei lavoratori indipendenti), piccole, medie e grandi imprese evadono. Noi possiamo aggiungere a questo l’evasione fiscale dei grandi capitali e l’evasione “TACITA” per le rendite finanziarie tassate al 12,5% ! PROPRIO UN BEL SISTEMA TRIBUTARIO! ANTICOSTITUZIONALE! MA A CHI PIACE? Sicuramente ai soliti ignoti!
Sia a Vaciago che a Visco forse, sfuggono, o non le conoscono affatto, le volontà dei nostri Padri Costituenti i quali ci indicarono di accertare la capacità contributiva effettiva e non forfetaria e che il sistema tributario è informato al criterio della progressività nel suo complesso e che per ottenere l’effettività di questi due principi occorre applicare il sistema analitico deduttivo sistematico sia per i redditi globali personali comunque conseguiti sia per tutte le spese e gli oneri fiscali comunque pagati e sull’importo della loro differenza applicare una progressività tale da rappresentare la spina dorsale del nostro sistema tributario. Progressività con scaglioni di reddito ed aliquote che la legge delega 825/71 ci raccomandava, e che non rappresenta in alcun modo aspetti di confisca della ricchezza!
L’ex vice-ministro Visco sostiene che il sistema analitico e Costituzionale comporterebbe una soprafatturazione dei costi determinando il crollo delle entrate. Ma chi si divertirebbe ad aumentare i propri redditi imponibili emettendo fatture false per diminuire i redditi imponibili di altri contribuenti?
Come chi, procurandosi da tipografi compiacenti blocchi di false fatture con numerazioni false, le intesta a nomi di fornitori inventati, consegnando in questo modo alla guardia di finanza lo strumento del controllo incrociato in quanto ciò che appare nella dichiarazione dei redditi di chi deduce importi falsi questi importi non appariranno certamente nella dichiarazione dei redditi di chi, in questi casi, non vende. E’questo il modo per rendere finalmente efficaci i controlli incrociati tributari in quanto i documenti devono essere in mano sia di chi vende ed addiziona, sia in mano di chi acquista e deduce, ciò che oggi non è possibile fare in quanto i documenti fiscali al massimo sono in mano solo di chi vende e molto,molto, ma molto spesso in mano di nessuno!

Nel libro FISCO: LA COSTITUZIONE TRADITA- Editore Pagnini, scritto non solo per i lavoratori dipendenti ma per tutti i democratici che hanno le loro radici nell’Antifascismo, nella Resistenza e nella Costituzione, non vengono messe in contrapposizione le varie categorie di contribuenti ma viene messo sotto accusa l’attuale modo di calcolo della capacità contributiva che contrappone, appunto, le categorie di contribuenti.

Rendendo la parola ai nostri Padri Costituenti è stato messo in evidenza che è interesse di tutti i cittadini uscire da questa, anticostituzionale, situazione ed entrare nella legalità Costituzionale!
I nostri Padri Costituenti in uno dei quattro articoli aggiuntivi in materia tributaria, poi confluiti in un unico articolo, il 53, con la firma, fra gli altri, dell’On. le Ezio Vanoni chiedevano che: “tutti quanti,anche gli stranieri, partecipano alla vita economica, sociale o politica dello Stato sono tenuti al pagamento dei tributi in rapporto alla sua capacità contributiva effettiva, salvo le esenzioni e le prerogative previste dalle leggi”. Dunque redditi effettivi per uscire dalla filosofia dello statuto albertino e non forfetari, concordati con le associazioni di categoria, che invece rappresentano la continuità con esso.
“Il fenomeno dell’evasione fiscale oggi si verifica su di una scala preoccupante e compromette un’equa ripartizione dei carichi tributari. In una simile situazione la pressione tributaria diviene vessatoria e veramente insopportabile per gli onesti e per le categorie dei contribuenti che non possono sfuggire all’esatta determinazione dell’imposta per motivi tecnici ”.
Questa affermazione che possiamo benissimo ascoltare di continuo, invece è del Costituente Ezio Vanoni nel 1949 poco dopo la promulgazione della Costituzione !

Ascoltiamo sempre i vari “Dotti”sul tema tasse:

Molti di loro sostengono che l’evasione fiscale è dovuta dalle aliquote impositive troppo alte:
A sentire queste affermazioni sembrerebbe che quando le aliquote impositive erano basse l’evasione fiscale non esisteva. Per questo è citata la frase del Vanoni! Comunque la risposta era ed è: per tutto l’anno la filiera dalla produzione alle varie intermediazioni alla commercializzazione dei beni di consumo e nei servizi comprava e vendeva come pure oggi (50% con – 50% senza, oppure 100% senza…naturalmente senza fattura ) tanto che a fine anno chiedevano e chiedono ancora oggi false fatturazioni perché oggi come allora sono troppo al di sotto dei redditi concordati. (Ieri redditi concordati con l’ufficio delle imposte, poi minimum-tax, coefficienti, parametri, oggi studi di settore oppure forfetini … e vengono proposti anche i forfetoni).

C’è chi chiede una minore progressività impositiva e chi chiede il quoziente familiare. Altri di loro chiedono di passare dalla tassazione della persona alla tassazione delle cose.

Cioè spostare il carico fiscale dalle imposte personali e progressive a quelle proporzionali sui consumi beni e servizi cioè l’esatto contrario delle volontà dei nostri Padri Costituenti.
Chi chiede la proporzionalità dell’imposizione. Non c’è nessuno che chieda il sistema analitico deduttivo sistematico Costituzionale. Occorre ricordare che non ci può essere Democrazia se il fisco non è Democratico. Il fisco non può essere usato come una leva per la ricerca del consenso politico ed elettorale perché questo concetto è l’esatto contrario dello stato di diritto. Il fiscal drag, per cui l’aumento dei prezzi ed in particolare quelli dei prodotti petroliferi produce automaticamente un aumento del gettito fiscale derivante, senza una delibera del Parlamento ha ben pochi numeri per essere giudicato democratico e costituzionale!
Infatti viene violato l’art. 23 della Costituzione. Se poi in relazione a questi aumenti dei prezzi il fisco non accerta il variare dei redditi, allora non osserva neppure la regola Costituzionale di far pagare le tasse secondo la propria capacità contributiva applicando ad essa la progressività del sistema tributario nel suo complesso!

Facciamo un esempio! Noi tutti sappiamo che l’aumento dei prezzi di molti consumi, beni e servizi dovuto al fatto che le vecchie 1.000 lire sono diventate 1 euro ha di fatto trasferito, come ha avuto modo di dire in molti suoi interventi il segretario generale UIL, Luigi Angeletti, centinaia di miliardi di euro dai possessori di redditi fissi ai possessori di redditi indipendenti.
Quindi i possessori dei redditi indipendenti con questi aumenti dei prezzi hanno avuto una maggiore ricchezza, un maggiore potere di acquisto e quindi una maggiore capacità contributiva ma avendo redditi forfetari oppure da studi di settore questi maggiori ricavi non sono stati registrati dal sistema tributario e quindi su questa maggiore ricchezza non ci hanno e non ci pagano le tasse!
Invece i redditi fissi che hanno subito gli aumenti dei prezzi, hanno minore potere di acquisto, e lo vediamo con la contrazione degli acquisti mettendo in difficoltà il sistema produttivo, ed una minore capacità contributiva ma per il fisco hanno la stessa capacità contributiva per cui i redditi fissi pagano le tasse, sugli importi dell’aumento dei prezzi, al posto di chi ha aumentato la sua ricchezza cioè i possessori dei redditi indipendenti. (Al danno segue sempre la beffa !!).

Cosa vi è di costituzionale in tutto questo? Ai “dotti” la risposta!
Silvio Spaventa in un suo fondo su Repubblica denunciava la forte regressività che producono le tasse indirette che colpiscono pesantemente i redditi medio/bassi e i disoccupati mentre i redditi medio/alti nemmeno se ne accorgono creando una grave ingiustizia! Poi si domandava come lo Stato potesse intervenire per sanare questa ingiustizia!
Sarebbe bastato che Silvio Spaventa conoscesse le volontà dei nostri Padri Costituenti i quali avevano espresso la volontà che tutto il sistema tributario fosse informato al criterio della progressività e per questo le tasse indirette avrebbero dovuto trovare la loro progressività in sede di calcolo del reddito globale personale effettivo e dove gli imponibili avrebbero dovuto subire un accertamento nella loro consistenza effettiva.

Tito Boeri ci dice che il valore globale delle entrate tributarie ammonta a 490 Miliardi di cui
i due terzi sono tasse proporzionali ed un terzo quelle personali progressive , già questo ci dice che le volontà dei nostri Padri Costituenti non sono rispettate.

Coloro per i quali, i mutamenti delle situazioni politiche opererebbero per la Costituzione di fatto e l’accantonamento di quella di diritto, non si accorgono che in questo modo essi postulano, in fondo, la consacrazione di uno stato di cose: il centralismo, il super-potere dei partiti, il parlamentarismo formalistico e dissolutore , in una parola per una dittatura informe e larvata, che è appunto uno degli aspetti tenuti presenti dai Costituenti quando elaborarono e consegnarono alla storia un tipo di Costituzione destinato ad evitare qualsiasi forma di organizzazione statale e di governo che serbasse sia pure in nuce i germi dell’autocrazia, ed a realizzare per contro la libertà.

A questo punto potrebbe tuttavia apparire logica la considerazione che l’esistenza di una Costituzione di fatto diversa e talvolta contrastante con quella scritta dimostra la scarsa vitalità di quest’ultima. Nulla di più fallace. Il ragionamento può valere per una Costituzione posta in atto e fallita ai suoi scopi, ma non per una Costituzione decretata e deliberatamente non ancora attuata!
In conclusione l’impianto Costituzionale in materia fiscale è solido. Non altrettanto si può dire per quanto riguarda la legislazione, farraginosa, contraddittoria, discriminatoria non sorretta da linee guida precise, sostanzialmente iniqua; e a maggiore ragione per quanto riguarda la volontà politica, subordinata agli interessi di grandi gruppi industriali, restia a sopprimere privilegi, ancorata a pratiche di sottogoverno difficili da estirpare, incapace di affrontare in una visione complessiva i problemi, deviata dalla demagogica sirena di “ non metter le mani nelle tasche dei contribuenti”.
Queste riflessioni ci dicono che oggi la nostra Costituzione si trova in un cattivo stato di salute!

APPENDICE
Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 23. Nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge.

Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Art. 54. Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

giovedì 29 gennaio 2009

Relazione del Professore Umberto Allegretti sull'Articolo 53 della Costituzione in relazione agli articoli 2 e 3

Significati di capacità e di contributivaSignificati di capacità e di contributiva

1

CIRCOLO DI STUDIO SULLA COSTITUZIONE

CONIUGARE GLI ARTT. 2 E 3 E SEGUENTE CON L’ART. 53”

RELATORI: PROF.re UMBERTO ALLEGRETTI / PROF.ssa. CORSI CECILIA

PARLIAMO DEI PRINCIPI ED I VALORI DEI NOSTRI COSTITUENTI CON I QUALI VENNE FORMULATO ED APPROVATO L’ART. 53 NELLA GIORNATA

DEL 23 MAGGIO 1947

DAL VERBALE DELL’ASSEMBLEA COSTITUENTE

On.le SCOCA: relatore, ( Vice Ministro delle finanze del 1°Governo DE GASPERI )

“il nostro sistema tributario è informato al criterio della proporzionalità, se poi consideriamo che più dei tributi diretti rendono i tributi indiretti e questi attuano una progressione a rovescio, in quanto, essendo stabiliti prevalentemente sui consumi gravano maggiormente sulle classi meno abbienti, si vede come in effetti la distribuzione del carico tributario avvenga non già in senso progressivo e neppure proporzionale, ma in senso regressivo che per una Costituzione come la nostra che vuole essere di equità sociale, fiscale e di solidarietà rappresenta una grave ingiustizia a danno delle classi più povere, questa ingiustizia deve essere eliminata in sede di accertamento del reddito globale personale, ciò significa che l’onere tributario complessivo gravante su ciascuno risulti informato al criterio della progressività”.“Se esaminiamo la nostra legislatura, accanto alle normali leggi di imposta ci sono eccezioni, troppe differenze di trattamento tra classi di cittadini ed altri classi, tra varie categorie di contribuenti, lesive del principio di uguaglianza e di solidarietà sociali presenti in questa prima parte di Costituzione. Queste gravi mende della nostra legislazione vanno eliminate con una radicale riforma tributaria”.

1° COMMA ART. 53 (CAPACITA’ CONTRIBUTIVA)

ARTICOLO AGGIUNTIVO DEGLI ON.li:

Castelli, Vanoni, Marazza,Vicentini, Martinelli, Arcaini , Cavalli, Mannironi, Avanzini, Firrao, Cremaschi, Franceschini, Ferreri, Sampietro, Balduzzi, Bertola.“Tutti quanti partecipano alla vita economica, sociale o politica dello Stato sono tenuti al pagamento dei tributi in RAPPORTO ALLA LORO EFFETTIVA CAPACITÀ CONTRIBUTIVA, salvo le esenzioni e le prerogative previste dalle leggi.

N.B. LA FINANZIARIA 2008 PREVEDE CHE PER I REDDITI INDIPENDENTI FINO A 30.000 EURO CI SARA’ UN PRELIEVO FORFETARIO IRPEF/IRAP/IVA DEL 20%

VIOLANDO COSI’ L’ART. 3 E L’ART. 53 (TANTO PER LA LEGALITA’COSTITUZIONALE)

ON. LE SALVATORE SCOCA ( RELATORE)

“Il mio articolo aggiuntivo originario accennava espressamente alla necessità che a tutti i cittadini venga assicurata la disponibilità del reddito minimo necessario alla esistenza; ed anche su questo credo che ci sia la concorde adesione di tutte le parti di questa Assemblea. Non si può negare che il cittadino, prima di essere chiamato a corrispondere una quota parte della sua RICCHEZZA allo Stato, per la soddisfazione dei bisogni pubblici, deve soddisfare i bisogni elementari di vita suoi propri e di coloro ai quali, per obbligo morale e giuridico, deve provvedere. Da ciò discende la necessità della esclusione dei redditi minimi dalla imposizione; minimi che lo Stato ha interesse a tenere sufficientemente elevati, per consentire il miglioramento delle condizioni di vita delle classi meno abbienti, che contribuisce al miglioramento morale e fisico delle stesse e in definitiva anche all’aumento della loro capacità produttiva. Da ciò discende pure che debbono essere tenuti in opportuna considerazione i CARICHI DI FAMIGLIA DEL CONTRIBUENTE. Sono, questi, ASPETTI caratteristici di quella CAPACITÀ CONTRIBUTIVA, che la formulazione CONCORDATA dell’articolo aggiuntivo, PONE A BASE DELL’IMPOSIZIONE.

Possiamo mantenere le imposte dirette reali (E SI DEBBONO MANTENERE ALMENO COME NECESSARIA BASE DI ACCERTAMENTO DELL’IMPOSTA PERSONALE


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CHE COLPISCE IL REDDITO COMPLESSIVO DEL CITTADINO) purchè si attui una riduzione notevolissima delle aliquote, e si DETERMININO GLI IMPONIBILI NELLA CONSISTENZA EFFETTIVA”.


N.B. L’ATTUALE SISTEMA TRIBUTARIO ACCERTA LA CAPACITA’CONTRIBUTIVA NON NELLA CONSISTENZA EFFETTIVA PER I REDDITI INDIPENDENTI E NELLA CONSISTENZA EFFETTIVA PER I REDDITI FISSI. VIOLANDO L’ART. 3 E L’ART. 53 DELLA COSTITUZIONE

MEUCCIO RUINI, Pres della commissione dei 75:

Accettiamo il criterio della CAPACITÀ CONTRIBUTIVA CHE L’ON. le CASTELLI HA PROPOSTO. Lo statuto Albertino parla di averi, la nostra Costituzione accoglie la formula, tecnicamente preferibile, di “capacità contributiva”(On.le Lelio Basso). Tale formula contiene già in germe l’idea delle limitazioni e delle esenzioni per il fatto che colui il quale dovrebbe contribuire non ha capacità contributiva, idea a cui ha dato risalto l’ON: SCOCA. La proposta dell’ ON. SCOCA è larga e ingegnosa, e comincia appunto contemplando le esenzioni per lasciare ai cittadini un minimo necessario al soddisfacimento delle esigenze inderogabili della vita. Ma vi sono anche altre esenzioni ( ad esempio quelle pei primi anni nella costruzione di case) che possono essere suggerite da altri criteri, nell’interesse stesso di accumulare materia imponibile.

2° COMMA ART. 53 DELLA COSTITUZIONE

PROGRESSIVITA’ DEL SISTEMA TRIBUTARIO NEL SUO COMPLESSO

SALVATORE SCOCA

La regola della progressività deve essere effettivamente operante; e perciò nella primitiva formulazione dell’articolo aggiuntivo da me proposto avevo detto che il concorso di tutti alle spese pubbliche deve avvenire in modo che l’onere tributario complessivo gravante su ciascuno risulti informato al criterio della progressività. Ciò significa che la progressione applicata ai tributi sul reddito globale o sul patrimonio dev’essere tale da correggere le iniquità derivanti dagli altri tributi, SPECIALMENTE QUELLI SUI CONSUMI.

Intanto ho accettato la più sintetica nuova formulazione del capoverso dell’emendamento concordato: <> in quanto gli attribuisco la stessa portata e lo stesso contenuto.

Naturalmente, con questa enunciazione non vogliamo dire, ne lo potremmo, che tutte indistintamente le imposte debbono essere progressive, perché ben sappiamo come ciò sarebbe impossibile o scientificamente errato; perché ben sappiamo che la progressione non si addice alle imposte dirette reali e può trovare solo inadeguata e indiretta applicazione nelle imposte sui consumi e nelle imposte indirette in generale. Resta tuttavia fermo che il sistema tributario nel complesso deve essere informato al criterio della progressività, nel modo concreto che ho chiarito. Io penso che l’Assemblea sia di accordo con ciò perché le Assemblee politiche non si lascino deviare, dalle preoccupazioni scientifiche o pseudo scientifiche degli studiosi, su questo argomento. Da un punto di vista scientifico (se di scientifico c’è qualcosa nella materia finanziaria, o nella scienza delle finanze) si può dimostrare, come è stato dimostrato, che, pur partendo dallo stesso principio, è possibile giungere sia alla regola della proporzionalità (ALDO MORO n.d.r.) che a quella della progressività.

Ma lasciandoci guidare da un sano realismo, non si può negare che una Costituzione la quale, come la nostra, si informa a principi di


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democrazia e di solidarietà sociale, debba dare la preferenza al principio della progressività.

N.B. L’ATTUALE LEGISLAZIONE NON OSSERVA IL PRECETTO DEL 2° COMMA INERENTE LA PROGRESSIVITÀ DEL SISTEMA TRIBUTARIO NEL SUO COMPLESSO, ( IRPEF, IVA ED ALTRE TASSE DIRETTE).

MEUCCIO RUINI, Pres. commissione dei 75

La nostra commissione non ha creduto necessario determinare nella Carta concetti che sono già acquisiti e molto ovvi. Ma ora sono state fatte varie proposte di norme: la Commissione non ha nessuna difficoltà a prenderle in considerazione.

V’è in primo luogo quella dell’On.le Meda, ed egli ha pienamente acceduto al nostro punto di vista, che non tutti i tributi diretti possono essere applicati con il metodo della progressività. D’altra parte, se ai singoli tributi non si addice il metodo della progressività, si può e si deve tener presente complessivamente tale criterio. La proposizione dell’On.Meda, non esatta se si riferisce alle sole imposte dirette diventa ammissibile se si riferisce al sistema tributario nel suo complesso. L’On.le Scoca nella sua alta competenza ha voluto richiamare il criterio della progressività; ma ha tenuto conto che non si può applicare, come abbiamo visto, a TUTTI I SINGOLI TRIBUTI; ed è ricorso alla formula che L’ONERE COMPLESSIVO DEI TRIBUTI CHE GRAVANO SU OGNI CITTADINO SIA PROGRESSIVO. Criterio esatto: ed in sostanza equivalente all’altro, su cui proponenti e Commissione si sono accordati, CHE IL COMPLESSO DEL SISTEMA TRIBUTARIO SIA INFORMATO A PROGRESSIVITÀ. In complesso la disposizione che ora vi leggerò, che è stata concordata con i tre proponenti sotto gli auspici della commissione è questa:“ tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della propria capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”. E’ una espressione di stile Costituzionale,una disposizione democratica, e non crea difficoltà pratiche per le assemblee politiche di applicazione e nessuna dubbiezza.

N.B. LA FORMULA “ L’ONERE COMPLESSIVO DEI TRIBUTI CHE GRAVANO SU OGNI SINGOLO CITTADINO SIA PROGRESSIVO” NON VIENE RISPETTATA DALL’ATTUALE LEGISLATURA IN QUANTO NON VIENE RICHIESTA LA SOMMA DI TUTTI I SINGOLI TRIBUTI CHE PAGHIAMO GIORNALMENTE, PER RENDERLI PROGRESSIVI IN BASE AL REDDITO EFFETTIVO, IN SEDE DI DICHIARAZIONE DEI REDDITI GLOBALI PERSONALI.

ANCORA L’ON.LE SCOCA

ALLEGGERENDO LA PRESSIONE DELLE IMPOSTE PROPORZIONALI, CHE COLPISCONO LE VARIE SPECIE DI REDDITI, AVREMO MARGINE PER COLPIRE UNITARIAMENTE E PROGRESSIVAMENTE IL REDDITO GLOBALE PERSONALE.

GAETANO STAMMATI

In preparazione della futura legge delega 825 per la riforma tributaria Gaetano Stammati in “rapporti sociali ed economici”edito da UIL nel 1968 sosteneva:

“la scelta del reddito effettivo come oggetto dell’imposizione risponde al desiderio di evitare salti di imposta od eccessi di imposizione”. questa scelta si collega al metodo di accertamento, per cui dovendosi procedere all’identificazione del reddito effettivo si rende necessario sostituire al procedimento sintetico ed induttivo (adottato con larghezza, per il passato, dall’amministrazione finanziaria e, purtroppo, non ancora abbandonato dalla prassi degli uffici) il procedimento analitico deduttivo sistematico, ripudiando (come si legge nella relazione ministeriale del 1951 del Vanoni) <quel largo empirismo dominante> allora (ed oggi) nella nostra prassi fiscale.

N.B. Questi principi Costituzionali furono recepiti dalla legge delega 825/71(Luigi Preti Costituente) ma disattesi dalla legge 600 (Visentini) e da quelle seguenti (TUIR legge 917/86).

Al termine della discussione, constatato l’inosservanza dei principi Costituzionali inerenti agli artt. 3 e 53, il Prof.re UMBERTO ALLEGRETTI cita l’art. 137 della COSTITUZIONE per il giudizio di illegittimità Costituzionale delle leggi.